lunedì 19 ottobre 2009

Notizie inquietanti

Nella giornata di oggi il nome di Prato è stato associato, per ben due volte, a temi di rilevanza nazionale.

Ieri sera l'inchiesta ben fatta (come al solito, e dire che mamma RAI voleva chiudere la trasmissione) di Report sul distretto di Forlì, ha additato la nostra città come esempio da non seguire. L'"invasione cinese" minaccerebbe di tagliare fuori le industrie locali dal mercato e tutti temono di fare la fine di Prato. Ma come è andata la situazione da noi? Come illustra chiaramente questo articolo la magistratura di Forlì ha subito cercato di colpire la reale fonte del problema; quelle imprese italiane senza scrupoli che affittano magazzini e stanzoni in nero alla manodopera straniera. Un problema che da noi è stato sempre sollevato, al punto che a causa della disonestà di pochi ci ha rimesso l'intera città. L'attuale amministrazione ha fatto una campagna elettorale serrata contro l'immigrazione cinese, ma quasi mai si sono sentite voci forti contro i pratesi DOC conniventi con il lavoro nero e se si pensa che la soluzione sia la chiusura a fini pubblicitari di qualche internet point c'è poco da stare allegri.
A tale proposito vale la pena di leggere anche questo blog giornalistico, specialmente dove l'autore si chiede "come mai non esistano controlli sufficienti per arginare e distruggere il lavoro nero e perché le leggi che dovrebbero stroncare il fenomeno prevedano sanzioni così basse da essere quasi un incentivo piuttosto che un ostacolo. Se dallo sgomento si passa alla risposta non è difficile: perché la miriade di piccole e minime aziende italiane hanno sempre pensato di lavorare meglio senza controlli o regole e hanno appoggiato chi strizzando un occhio o anche due gli ha promesso “meno burocrazia”, una frase in codice per dire qualcosa di più sostanzioso. E ora che qualcuno sa gestire meglio questo maelstrom, cominciano i guai"

Nuovamente sulla stampa nazionale, si legge invece di un brutto fatto di cronaca, che poteva concludersi in maniera tragica.
Ieri notte quattro ragazzotti, quattro nazifascisti, quattro relitti della storia hanno selvaggiamente picchiato un venditore di rose, una figura che ormai siamo abituati a vedere per il centro, solo per il fatto di avere la pelle di un altro colore.
Il fatto preoccupante è che i quattro non erano cittadini pratesi. Da Firenze da Genova e da Pistoia sono venuti a dare sfogo al loro razzismo. Evidentemente, da parte degli ambienti dell'estrema destra, Prato viene ormai considerata un porto franco, un'arena dove si possono provare le emozioni (?) del ventennio. Non si tratta di allarmismo: a Roma, da mesi, sta succedendo la stessa cosa, pestaggi contro stranieri e omosessuali sono all'ordine del giorno. Sarebbe stupido dare la responsabilità effettiva di questi sconcertanti fatti alla destra istituzionale, ma la responsabilità morale, questa sì, ha un preciso colore politico. E' il colore di chi sbraita mattina e sera contro gli extracomunitari, di chi nei comizi parla espressamente di cacciarli a calci in culo, di chi minaccia di mettere mano al fucile e di chi, subdolamente, non ha mai preso le distanze dal proprio passato, utilizzando sempre mezze parole e frasi di circostanza. Queste, ad oggi, sono le prime conseguenze. Speriamo che la deriva si fermi qui.

Nessun commento: